Le monete

 

Le monete esposte appartengono in parte al nucleo conservato nel museo prima del 1978, data in cui avvenne il furto di circa 500 esemplari. Esse provengono dal Compito anche se non sono riferibili a localizzazioni precise; alcune sono state invece rinvenute negli anni successivi in ricognizione di superficie o scavi archeologici.

Ad eccezione di alcuni esemplari provenienti da sepolture, la maggior parte delle monete è comunque priva di riferimenti a contesti definiti. Si tratta di circolante che veniva accidentalmente smarrito durante le transazioni oppure di pezzi che venivano intenzionalmente deposti nelle sepolture come obolo di Caronte: esso ci fornisce un’interessante documentazione della frequentazione del sito.

Anche se la maggior parte degli esemplari appartiene all’epoca romana, vale la pena in questo contesto citare anche il pezzo  più antico, un sestante fuso degli inizi del III sec a. C., attribuibile alla città di Volsinii e la moneta della zecca etrusca di Populonia emessa tra IV e III sec a. C., poi trasformata in pendente.

Per quanto riguarda l’età romana, la documentazione è più consistente a partire dall’età augustea: si tratta di nominali divisionali in lega di rame, per lo più in cattivo stato di conservazione.
Tra gli esemplari meglio conservati ricordiamo la moneta di Claudio e quella di Marco  Aurelio.

A partire dall’età di Gallieno la circolazione è dominata dai radiati in lega di rame con minima percentuale argentea e di peso ridotto, che ben riflettono la generale crisi dell’Impero

Don Giorgio Franchini